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Commenti al testo di Ferdinando Battaglia
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Sei nella sezione Commenti
 

 Franca Colozzo - 18/02/2018 17:55:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Non c’entra niente con la tua poesia: era un errata-còrrige alla mia poesia "Alice e il carrubo". Scusa la confusione. Buona serata.

 Franca Colozzo - 18/02/2018 17:48:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Errata corrige: "Nella dura corteccia della vita", anziché
"Nella dura corteccia dalla vita".

 Sara Cristofori - 18/02/2018 14:54:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

siamo sempre disarmati di fronte alla morte, che pur essendo la nostra unica certezza, ci coglie sempre all’improvviso... sempre bravissimo e se posso ti abbraccio

 Ferdinando Battaglia - 12/02/2018 06:28:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

È l’immagine di una rosa appena sbocciata ogni tuo passaggio, Laura - la rosa del tuo vaso sul tavolo, mentre scrivi davanti la finestra -, di una rosa che mai vedrà cadere i suoi petali, ma non perché innaturale o di plastica, ma perché preservata da una grazia poetica particolare.

 Laura Turra - 12/02/2018 05:23:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

La morte è sempre uno strappo, per chi ci lascia e per chi resta.
In questi tuoi versi c’è tutto il dolore e la drammatica realtà di un istante che si porta dentro il mistero più grande dell’esistenza davanti al quale, come dici, solo il silenzio “è degna parola”. Un forte abbraccio, Nando!

 Ferdinando Battaglia - 11/02/2018 23:20:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Grazie, Franca, emozionato dalla lettura del tuo commento; grazie, Salvatore, voce sempre presente e voce gentile del sito.

 Salvatore Pizzo - 11/02/2018 20:51:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Toccante, anzi: disarmante, di fronte a tanto dolore ed alla morte certa, non si può che tacere, seppure non arresi...
Un carissimo saluto...

 Franca Colozzo - 11/02/2018 17:56:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

La consapevolezza della fine imminente pare avvitare la nascita e la morte in un tutt’uno: il punto d’inizio e la fine, l’Alfa e L’Omega.
Resta un ricordo difficile da dimenticare quel ghigno nelle pupille della persona cara mentre, in agonia, sta lentamente lasciando questo mondo per avviarsi verso l’ignoto, verso un tempo d’un "quadrante, senza più luce".
Nelle parole mute - perché ormai senza senso - sulla bocca del congiunto che assiste al trapasso trova spazio un impenetrabile silenzio, l’unico in grado di colmare la distanza tra i due, ormai incommensurabile.
Spero di aver interpretato bene la tua poesia che ha colto l’attimo del trapasso di una persona a te cara in questo sofferto ricordo.
Buona serata. Franca